Dal ponte tibetano al calendario celtico, un’esperienza sospesa nel tempo

Distanza: 25
Fondo: misto
Dislivello:
Interesse: Culturali  Naturalistici  
Difficoltà: facile

Percorribilità:

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Descrizione:

L’itinerario inizia dalla Stazione Ferroviaria di Turbigo, centro italiano importante per la produzione di energia elettrica, grazie alla presenza di centrali termoelettriche, ora Edison Power, che furono costruite a partire dal 1903 e che ora funzionano con il meno inquinante metano.
Nonostante la presenza delle centrali, da Turbigo è possibile immergersi in una zona naturalistica di particolare pregio che costeggia il Ticino ed il Naviglio Grande, e che potrete conoscere percorrendo questo sentiero.
Dalla stazione ci si dirige alla località Tre Salti (nei pressi del Naviglio Grande) dove si incontra il Ponte Tibetano realizzato dal Parco, ponte che permette di attraversare il canale scaricatore della centrale EdisonPower. Il ponte è sospeso a 8 metri dal pelo d’acqua, ed è una struttura in acciaio e legno lunga circa 70 metri. Per attraversarlo bisogna usare molta attenzione, procedendo in fila indiana e rispettando le regole previste dalla cartellonistica affissa nei pressi dello stesso.

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Attraversato il ponte, s’imbocca il sentiero subito a sinistra. Il percorso si addentra in un giovane bosco che costeggia il Ticino e poi si rituffa nella vegetazione. Si attraversa un ponticello sul Canale Turbighetto e si continua girando a destra, fino ad un cancello di ferro che divide il bosco dalla strada a fondo cieco. Si gira a destra verso sud all’interno del bosco fino a salire una breve rampa di raccordo tra il piano del bosco e l’argine sopraelevato. Da questo punto in poi il percorso corre lungo la sponda del fiume ed è più aperto e luminoso. Proseguendo si intravede, al riparo nel bosco di Olmi, Querce e Robinie, l’Ex Colonia Elioterapica di Turbigo. Da qui in pochi minuti si arriva al Ponte di Turbigo, che in epoca romana rappresentava un punto di comunicazione molto importante, in quanto posto in corrispondenza di due strade Romane: la Mediolanum-Novaria e la Comum-Novaria. Intorno all’XI secolo venne costruito un ponte in legno, distrutto due secoli dopo. Dopo quella distruzione l’attraversamento del Ticino si effettuava utilizzando il “Ponte Natante”, una struttura composta da due barconi uniti tra loro, che traghettava merci e persone, grazie all’ausilio di funi ancorate tra una sponda e l’altra. Dell’antico porto natante esistono ancora i resti di una pila, costruzione in ciottoli e mattoni, che sosteneva la struttura in legno adibita a punto di sosta per persone e merci. Nel 1887 venne costruito un ponte in ferro, distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, e successivamente venne costruito quello esistente ancora oggi. Passando sotto l’imponente struttura, si raggiunge l’area Ex Vita-Mayer che sorge a fianco, un area caratterizzata da un piccolo laghetto, ex lago di cava, ora trasformato in un ambiente naturale che ospita aldeidi ed anatidi di diversa specie. La riqualificazione ambientale, effettuata dal Parco, ha riguardato anche tutta l’area circostante, con interventi di salvaguardia e miglioramento delle sponde fluviali. Attraverso il sentiero che corre a fianco e che si inoltra all’interno del Bosco Americano, si raggiunge la pista ciclabile del Naviglio Grande, attraversando ampie zone boschive che si alternano a coltivazioni. Giunti all’antico Ponte della Padregnana s’imbocca la pista ciclabile, in direzione sud, lungo il Naviglio Grande. Continuando il percorso sull’alzaia, dopo circa tre chilometri, si arriva a Castelletto di Cuggiono e sulla sinistra ci appare, preceduta dalla scalinata in marmo di Candoglia, una delle ville Lombarde più lussose: Villa Clerici. Costruita a partire dal 1733, la villa ed il complesso dell’ex monastero rappresentano uno dei paesaggi architettonici più belli dell’intero percorso del Naviglio Grande. Proseguendo verso sud in direzione Magenta, sempre lungo l’alzaia del Naviglio Grande, si incontrano gradevoli edifici che si affacciano sul fiume e, all’uscita dalla frazione, svetta una vecchia torre medioevale che indica la presenza del Villaggio del Rubone, un antico centro abitato da minatori, oggi quasi completamente trasformato. All’altezza del Rubone si lascia il percorso sull’alzaia e si prende un sentiero sterrato che, dopo una breve discesa porta all’interno di un bel bosco di querce, carpini, ma anche di ontani e salici. Sulla destra trovate le indicazioni per visitare il Calendario Celtico e la Lanca di Bernate. La presenza dei Celti a Bernate è testimoniata dal ritrovamento di reperti storici a loro risalenti, per questo motivo il Parco ha realizzato un Calendario Celtico che abbina ad ogni segno zodiacale un essenza forestale, specificandone significati religiosi, magici e curativi a loro attribuiti da questa misteriosa popolazione. La zona, spostandoci verso il fiume, è particolarmente protetta, ed il corso d’acqua, con i suoi continui cambiamenti di letto, ha permesso la formazione di una lanca (denominata di Bernate). L’area è stata ripristinata dal Parco circa dieci anni fa ed è stato creato un percorso didattico con pannelli che illustrano l’ambiente e un osservatorio in legno. L’ambiente naturale è lussureggiante e ricco di vegetazione acquatica, mentre altrettanto ricca è l’avifauna stanziale e di passo. Terminata la visita al calendario celtico e alla Lanca, ritornate sull’alzaia percorrendo la stessa stradina che porta all’alzaia e proseguite in direzione sud verso Bernate Ticino. A Bernate, antica terra di Papi, si consiglia una sosta alla Canonica, le cui costruzione iniziale voluta da Papa Urbano III, risale al 1186. Il complesso della canonica , così come si presenta oggi, è di matrice secentesca, ed incorpora nella facciata i resti di una struttura più antica. Il campanile è in stile tardo-gotico con bifore e archetti decorativi. L’ambiente più suggestivo è rappresentato dalla cripta colonnata di epoca duecentesca, dove in passato venivano accolti i fedeli della comunità per i battesimi e venivano custodite le reliquie più preziose. Riprendendo il percorso, si raggiunge lungo la pista ciclabile Boffalora sopra Ticino. Il paese, separato in due dal passaggio del Naviglio Grande, è collegato tramite uno storico ponte in granito costruito nel 1603 e restaurato nel 2003. Bello e particolare il centro storico, mentre ormeggiato nei pressi del ponte si può ammirare una ricostruzione del famoso “Barchett de Bufalora”, un natante che portava i viaggiatori alla darsena di Milano. Proseguendo lungo la pista ciclabile si arriva a Pontevecchio di Magenta. Sulla sinistra, nelle vicinanze del Ponte che conduce alla vallata, si trova Villa Castiglioni, una villa storica oggi sede amministrativa e tecnica del Parco del Ticino. La villa è un complesso edilizio costituito dal corpo principale (villa), dai corpi di servizio, da due cortili e dal giardino. Gli interni si presentano nella loro veste tardo settecentesca con particolari di gusto tardo- imperiale. Il 4 Giugno del 1859 la villa fu teatro dell’episodio centrale della battaglia di Magenta (seconda Guerra d’Indipendenza) tra le truppe franco-piemontesi e l’esercito austriaco. Per quanto riguarda gli spazi esterni è in corso un progetto di valorizzazione del giardino ai fini della fruizione pubblica. Il progetto prevede la riqualificazione del Parco storico e l’ampliamento delle parti a verde all’ingresso con aiuole costituite da siepi (essenze autoctone) e nuove alberature in corrispondenza del nuovo passaggio pedonale. Da Pontevecchio, attraversando il ponte sul naviglio, si può raggiungere anche la splendida “Riserva della Fagiana”, un area naturalistica, ma anche un luogo di sosta dove fare attività didattiche ed escursionistiche. Sempre da Pontevecchio, proseguendo sull’alzaia verso Robecco S/Naviglio e Cassinetta di Lugagnano, si possono ammirare ville e palazzi, tra i più belli ed artistici presenti in Lombardia. E’ possibile raggiungere la stazione di Magenta percorrendo prima un tratto di Via Isonzo e poi la pista ciclabile che conduce, alla fine della frazione, al centro cittadino.

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